lunedì 19 dicembre 2011

"La parrucchiera di Kabul" di Deborah Rodriguez


"La parrucchiera di Kabul" di Deborah Rodriguez

Da lontano sembrano fiori nella polvere, sprazzi di azzurro nel grigio delle strade di Kabul. Fiori calpestati, ma non spezzati, che sotto il burqa celano storie di sofferenza e coraggio. Come quella di Baseera, promessa sposa a dodici anni a un uomo più vecchio di lei e costretta a partorire sul nudo cemento di un ospedale privo di personale medico. O quella della quindicenne incarcerata perché fuggita dal marito che la picchiava e denunciata alla polizia dagli stessi genitori.A raccontarci queste storie è Deborah Rodriguez, una volontaria americana che nel 2002 è partita per l’Afghanistan con una piccola ONG. Là, è stata tra le fondatrici della prima scuola per estetiste della capitale afghana: un progetto nato per offrire a tante donne un’opportunità di indipendenza economica, e per ridare una speranza a quelle che, durante il regime talebano, avevano dovuto chiudere i loro saloni di bellezza e sotterrare gli specchi, proibiti al pari degli aquiloni.La sua testimonianza è anche un inno all’amicizia, perché nell’oasi della Kabul Beauty School, libere dal burqa e dal controllo degli uomini, le donne hanno trovato uno spazio tutto per sé, dove, tra risate e confidenze, sono nate complicità inaspettate, capaci di superare le barriere erette da una cultura repressiva. In un paese in cui la strada verso la pace e la conquista dei diritti civili sembra impraticabile, questa impresa straordinaria lancia un messaggio di speranza. Non bastano le guerre a cambiare radicalmente una società: a volte, anche un rossetto e un paio di forbici possono essere armi di rivoluzione


Ho letto un altro pezzo del libro "La parrucchiera di Kabul" in un quaderno (se leggo a letto) o in un file di testo annoto sempre i termini particolari in Dari o in inglese che mi serviranno alla fine per fare una pagina dedicata ai libri sulla condizione femminile nel mondo e in particolare in Afghanistan.. Ogni libro che ho letto sull'Afghanistan mi ha permesso di aggiungere un tassello per conoscere e capire meglio cosa succede in quel sistema, che rispetto a noi occidentali è lontano millenni.


Il racconto di "La parrucchiera di Kabul" è un racconto diario a parte i nomi in parte inventati (lei nel libro mantiene il suo viene chiamata Debbie dai locali) deriva dall'esperienza vissuta dall'autrice Deborah Rodriguez. E' difficile per me realizzare che questo racconto riguarda i giorni nostri (dal 2001), sembra un racconto che parli di epoche lontanissime, ancora più lontane del medio evo. E ci si accorge che i talebani sono tutto meno che religiosi, sono solo degli oppressori che usano la religione come scusa per opprimere e tenere un popolo nell'ignoranza e nell'indigenza. Usurai che mettono alla fame la gente per poi pretendere come risarcimento le figlie, facendole prostituire (come racconta sempre la Rodriguez nel libro Essere amiche a Kabul" scritto dopo questo


link di approfondimento

Articolo di critiche al libro per avere esposto a rischi le donne che lavoravano alla scuola
http://www.npr.org/templates/story/story.php?storyId=10634299
Articolo di critiche per non avere menzionato le altre insegnanti e aver fatto credere che la scuola sia stata un progetto mandato avanti solo da Deborah Rodriguez
http://www.nytimes.com/2007/04/29/fashion/29kabul.html
Io che ho letto il libro devo dire che la Rodriguez all'inizio ha raccontato che aveva cercato di trovare aiuti per fondare una associazione in proprio, ma di essersi aggregata ad una Ong (Organizzazione non governativa) per lo meno nel primo corso, poi racconta a partire dal 2° corso, di fondi che sono arrivati solo in parte, da parte delle Ong, poi effettivamente dal 2° corso in poi fa intendere che il progetto (dal 2° corso in poi) sia stata una cosa sua personale, racconta di avere cercato un altro luogo, ma fa intendere che il lavoro di ricerca sia stato suo con suo marito Sam, e non fa intendere che ci siano state altre insegnanti o altre Ong ad essersi prese il carico di continuare il progetto.




Fortunatamente, sono una Lady
Mariam del mio tempo.
Ho coscienza, intelligenza e talento
ma sono destinata a continuare
a vivere
in cattivita' dietro
le sbarre della prigione della vita
come un uccello in gabbia.
Voglio dedicare I miei sentimenti
ma nessuno pare accorgersi di me.
Mi chiedono di restarmene in disparte
nell'oscurita'.
Perche'?
Perche' e' facile per loro screditarmi e ignorarmi.
Mi hanno coperta dalla testa ai piedi
amputato le gambe
chiuso la bocca.
Oh!
Voglio essere conosciuta
non come femmina
ma come essere pensante.
Gli anni passeranno
e porteranno con se le mie parole scritte.
Un giono chiederanno di chi
siano queste parole straordinarie.
Forse allora
mi conosceranno come
una femmina che sa fare qualcosa.
Io spero...

FARIDA ALIMI


By Farida Alimi

Luckily, I am a lady
Mariam of my own epoch

I have a conscience,
Intelligence and talent
But am fated to continue
Existence
In captivity behind the
Bars of prison of life
As if I am a jail-bird

I want to declare my feelings
But nobody seems to realize me

I am being asked to stay thoroughly out of sight,
In the darkness
Why?
Because it is easy for them to disgrace and discard me

They have covered me from head to toe
Amputated my legs
Shut my mouth

Oh!
I want to be known
If not as I am a female
But through my knowledge

Let the years go
Let them have my written words

One day they will ask whose
unique words are these

Maybe at that time they will
Know me as
a female who can do something

I am hopeful...

L'ho letta su La parucchiera di Kabul di Deborah Rodriguez  e l'ho riportata qui per me e per voi


Immagini della scuola

La scuola
Suo marito Sam
una sposa Afghana
La specialità della scuola sono le acconciature e il trucco delle spose
Debbie con le sue allieve
Debbie e suo marito



Video su Deborah Rodriguez



Book TV: Deborah Rodriguez " Kabul Beauty School"

Kabul Beauty School

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