domenica 9 ottobre 2011

Julie & Julia

Ho appena finito di guardare il film Julie & Julia non sapevo che parlasse di fatti reali, come sono solita fare, mi sono documentata e ho scoperto che:
Julie Powell (Austin, 1973) è una scrittrice statunitense. È conosciuta per essere l'autrice del libro Julie & Julia: 365 Days, 524 Recipes, 1 Tiny Apartment Kitchen, da cui Nora Ephron ha tratto l'omonimo film Julie & Julia con Meryl Streep, Amy Adams, Stanley Tucci e Chris Messina.
Julie & Julia. 365 giorni, 524 ricette, una piccola cucina di Julie Powell
Nell'agosto 2002, quando lavorava alla Lower Manhattan Development Corporation, Powell mise mano al The Julie/Julia Project, un web log in cui registrava cronologicamente il tentativo di portare a compimento tutte le ricette del libro di cucina di Julia Child Mastering the Art of French Cooking. In breve tempo il blog ha acquisito notorietà facendo registrare un grande seguito in termini di lettori. Powell a quel punto ha avuto un contratto con la Little, Brown and Company per scrivere un libro, Julie and Julia: 365 Days, 524 Recipes, 1 Tiny Apartment Kitchen, che è stato pubblicato nel 2005. La versione tascabile del volume è stata intitolata diversamente: Julie and Julia: My Year of Cooking Dangerously.
 Purtroppo del  blog che lei scrisse non c'è traccia questo avrebbe dovuto essere l'indirizzo del suo blog http://open.salon.com/0001399/2002/08/25.html
tuttavia dal 2005 lei  ha iniziato a scriverne un altro.. http://juliepowell.blogspot.com


Anche Julia Child è un personaggio vissuto realmente

Julia Child, da nubile: Julia Carolyn McWilliams (Pasadena, 15 agosto 1912 – Santa Barbara, 13 agosto 2004), è stata una cuoca, scrittrice e personaggio televisivo statunitense.
Autrice di libri di cucina, ha pubblicato nel 1961 assieme a due colleghe gourmand francesi il suo ricettario più conosciuto, Mastering the Art of French Cooking, scritto sulla base della sua esperienza di vita a Parigi dove abitò seguendo il marito, Paul Child, funzionario di un ente governativo statunitense. È stata insignita della Presidential Medal of Freedom.
Il suo biografo, Noël Riley Fitch, l'ha definita «una pioniera del piacere in un paese puritano»
Pratica e razionale, per suo conto amava sostenere che:
(EN)
« The only time to eat diet food is while you're waiting for the steak to cook »
(IT)
« Il solo momento buono per consumare cibi dietetici è mentre si aspetta che la bistecca sia cotta. »

mercoledì 5 ottobre 2011

Etnie del Kenya

Etnie del Kenya

Il Kenya conta oltre quaranta gruppi etnici che si dividono in tribù: i Kikuyu sono la popolazione più numerosa (oltre 7 milioni), mentre gli El-Molo sono poche centinaia. Arrivarono tutti intorno all'anno 1000 da altre zone africane. Linguisticamente gli indigeni sono classificabili in tre gruppi linguistici: bantu, nilotico e cuscitico.

  • I cusciti del gruppo Cam occupano zone desertiche, sono il 3% ma si disperdono nel 40 % del territorio: Borana, Burji, Dassenic(h), El-Molo, Gabbra, Galla, Oruma, Rendille, Sakuye, Somàli.
  • Popoli nilotici dell'altopiano (Turkana), di lingua kalenjin (Pokot, Kipsigi, Nandi ...) e di lingua Maa (i famosissimi Maasai, Samburu, inoltre El Chamus, Njemps)
  • Popoli Bantu della costa (Bajun che parlano swahili, Pokomo, Mijikenda o Wanyka...)
  • Popoli Bantu lacustri (zona Vittoria): Aba-gusii (famosi per i lavori in saponaria), Aba-kuria, Aba-luhya, Aba-suba
  • Popoli Bantu dell'altopiano: i WaKikuyu (v. oltre), WaKamba ecc.; i Meru (Mt. Kenya nordorientale)..



Le religioni monoteistiche abramitiche (ebraismo, ma qui alludiamo soprattutto al cristianesimo ed islamismo) hanno avuto un attecchimento agevolato tra Kenya e Tanzania in quanto la la mitologia di molte etnie, pur disperdendosi nell'animismo sempre ubiquitario in Africa, prevedeva un dio unico: MOGAI il dio dei Kikuyu, NGAI (Enkay, Nkai) dei Maasai e dei Samburu.


  • Tra i Kikuyu il mito si articola a partenza da Mogai, il grande "separatore", il quale separò la terra dalle acque, la foresta dalla savana, la pianura dalle alture, il monte dal deserto; sentendo che mancava qualcuno al suo creato, "trovò nel suo cuore" Kikuyu, uomo buono e giusto, lo portò sul Kere-Nyaga (ora Monte Kenya) ove abita il dio stesso e gli indicò la terra migliore, con l'acqua, Mokorwewa Gathanga, affidandogliela. Indi Mogai gli trovò una donna, Mumbi, da cui Kikuyu ebbe nove figlie, fondatrici dei nove clan dei Kikuyu (da Acira i Wacira, da Agaciko i Wagaciko ecc.). La mitologia kikuyu passa dallo strapotere delle donne (matriarcato poliandrico) al patriarcato: comunque sottolinea nella narrrazione l'importanza delle donne (i clan portano ancora il nome delle "fondatrici"), l'importanza degli anziani ma anche l'importanza della alternanza delle generazioni. Quando la popolazione di agricoltori crebbe troppo i Kikuyu si divisero in Wakikuyu (che gravitano intorno al monte Kenya) e i Wameru, (a est), i Wakamba (alto Tana river), i Wambeere ecc. In realtà i Kikuyu rappresentano il 20 % della popolazione keniota e l'etnia che culturalmente e politicamente ha promosso la indipendenza del Paese.


  • I Meru, cui appartengono anche i Tharaka, (Bernardi B., 1959,1971,1983), rappresentano il 5% della popolazione tribale con otto sottogruppi e la loro società governata da un consiglio di anziani eletti rappresenta uno dei pochi esempi di "democrazia" dell'Africa precoloniale. La loro complessa mitologia richiama fortemente la storia della fuga degli Ebrei dall'Egitto sotto Mosé (non la storia di Cristo come ho letto sulla guida Mondadori "Kenya"!). La storia della migrazione dei Proto-Meru (Fadiman, 1973, 1982) da Mbwa è unica nella cultura Bantu: resi schiavi da "tiranni" (gli schiavisti della costa di ogni tempo?), sotto la guida di un condottiero-liberatore (il primo Mugwe di cui parlano gli anziani), si liberano attraversando l' "acqua rossa" (eria tune: come non associare il Mar Rosso?). Certamente si tratta di contaminazioni culturali innestate su di un tessuto più aborigeno. A noi non fa meraviglia: certe contaminazioni bibliche potrebbero essere arrivate dalla costa stessa (cattolici portoghesi, islamici ecc.) ma c'è dell'altro. Fonti culturali bibliche vengono dall'Etiopia cristiana stessa e da quella minoranza di ebrei neri che Israele ha salvato con ponti aerei dall'Etiopia ove erano discriminati. Si tratta dei Falascia (anche falascià o falasha): un popolo di origine etiope e di religione ebraica. Sono noti anche col termine Beta Israel ( o Bēta 'Isrā'ēl in lingua ge'ez; ביתא ישראל in ebraico), che significa Casa (di) Israele, ed è da loro preferito vista l'accezione negativa che la parola Falasha ha assunto in amarico, e che significa "esiliato" o "straniero". Chissà. (achille miglionico)