martedì 9 aprile 2013

La casa delle bambole - Ka-Tzetnik 135633.

 La casa delle bambole -  Ka-Tzetnik 135633.


ll libro racconta l’inferno di Daniella, giovanissima ebrea che si ritrova senza la sua famiglia a sopravvivere dapprima in un  ghetto di una piccola città polacca e poi internata insieme ad altre ebree in quella che è “la casa delle bambole” del titolo. Così viene infatti chiamata dalle ebree nei campi di lavoro la baracca in cui queste giovani sono costrette a prostituirsi, per dare modo alle SS di svagarsi e dare sfogo ai propri istinti.
Ma il cibo e le lenzuola pulite una volta a settimana non bastano a sottrarre delle ragazze dal vero orrore: offrire il proprio corpo a chi ne farà carne da macello.
I soldati mandati al “campo della gioia” perchè sono stati bravi sono i loro padroni; coloro che forse si trovano lì proprio per avere sparso il sangue di un familiare di colei che deve sottostare alla violenza.
E per molte donne la situazione è talmente insostenibile da preferire la morte a tanto scempio della dignità umana.

Scritto in modo diretto, senza pesare le parole ma sbattendo in faccia ciò che è stato a tutti coloro che leggono, questa è l’ennesima testimonianza della bestialità umana che fu – ma che purtroppo spesso continua ad essere – .


Nato in Polonia nel 1909 o nel 1917 – la data di nascita è incerta – Yehiel Finer, questo il vero nome di Yahiel De-Nur, racconta in questo sconvolgente romanzo come i nazisti sfruttassero le deportate nei lager, distruggendole sia nel corpo che nell’anima.

Ka- Tzetnik n°…, questa è la sua firma, il numero tatuatogli dai nazisti al suo arrivo ad Auschwitz, dove tutta la sua famiglia ha perso la vita.

Fra le molte opere nate in seguito alla drammatica esperienza del campo di concentramento “La casa delle bambole” è sicuramente il più noto a livello mondiale, anche se molti suoi libri sono purtroppo tuttora inediti nel nostro paese.

Ferite a morte - Serena Dandini

Ferite a morte - Serena Dandini

"'Ferite a morte' nasce dal desiderio di raccontare le vittime di femminicidio. Ho letto decine di storie vere e ho immaginato un paradiso popolato da queste donne e dalla loro energia vitale. Sono mogli, ex mogli, sorelle, figlie, fidanzate, ex fidanzate che non sono state ai patti, che sono uscite dal solco delle regole assegnate dalla società, e che hanno pagato con la vita questa disubbidienza. Così mi sono chiesta: 'E se le vittime potessero parlare?' Volevo che fossero libere, almeno da morte, di raccontare la loro versione, nel tentativo di ridare luce e colore ai loro opachi fantasmi. Desideravo farle rinascere con la libertà della scrittura e trasformarle da corpi da vivisezionare in donne vere, con sentimenti e risentimenti, ma anche, se è possibile, con l'ironia, l'ingenuità e la forza sbiadite nei necrologi ufficiali. Donne ancora piene di vita, insomma. 'Ferite a morte' vuole dare voce a chi da viva ha parlato poco o è stata poco ascoltata, con la speranza di infondere coraggio a chi può ancora fare in tempo a salvarsi. Ma non mi sono fermata al racconto e, con l'aiuto di Maura Misiti che ha approfondito l'argomento come ricercatrice al CNR, ho provato anche a ricostruire le radici di questa violenza. Come illustrano le schede nella seconda parte del libro, i dati sono inequivocabili: l'Italia è presente e in buona posizione nella triste classifica dei femminicidi con una paurosa cadenza matematica, il massacro conta una vittima ogni due, tre giorni." (Serena Dandini)