martedì 20 luglio 2010

Il gabbiano Jonathan Livingston

Il gabbiano Jonathan Livingston

ho finito di leggere poco fa Il gabbiano Jonathan Livingston,


è un celebre romanzo breve di Richard Bach. Best seller in molti paesi del mondo negli anni settanta, è diventato per molti un vero e proprio cult, Jonathan Livingston è essenzialmente una fiaba a contenuto morale e spirituale. La metafora principale del libro, ovvero il percorso di autoperfezionamento del gabbiano che impara a volare/vivere attraverso l'abnegazione e il sacrificio, è stata letta da diverse generazioni secondo diverse prospettive ideologiche, dal cattolicesimo al pensiero positivo, l'anarchismo cristiano e la New Age. Bach disse che la storia era ispirata da un pilota acrobatico di nome John H. "Johnny" Livingston (Cedar Falls, Iowa, 30 novembre 1897 - 30 giugno 1974), particolarmente attivo nel periodo fra gli anni venti e trenta.


Jonathan è un gabbiano diverso dagli altri: il suo desiderio non è mangiare, ma imparare a volare in modo perfetto. Per questo è rimproverato dai suoi genitori ed escluso dagli altri componenti del suo stormo, lo Stormo Buonappetito, in quanto nessuno capisce la sua passione per il volo, dal momento che volare è considerato soltanto come una comodità per procurarsi il cibo. Nonostante la buona volontà di Jonathan per cercare di essere un gabbiano come tutti gli altri e di non dedicarsi più alla sua passione, il suo desiderio di trovare il volo perfetto è più forte di lui e in poco tempo riesce a compiere acrobazie incredibili, mai compiute da nessun altro volatile. Ma lo Stormo non lo accetta. Abbandonato e solo, Jonathan trascorre diversi anni ad esercitarsi nel volo finché un giorno,dopo essere morto cioè passare ad un livello successivo dopo la morte, lo raggiungono due gabbiani dalle piume candide, che si librano nell’aria con lui. Questi lo convincono a seguirli nel Paradiso dei Gabbiani, un luogo dove potrà volare con più facilità, e tutto quello che aveva appreso sarebbe stata una piccolissima parte del cammino verso la perfezione. Jonathan accetta, diventando anche lui bianco e splendente come i suoi nuovi compagni. Per diversi anni rimane nel Paradiso dei Gabbiani sotto la guida di Sullivan, suo maestro ed amico. È lo stesso Sullivan, insieme ad altri gabbiani, a spiegargli che quello non è il Paradiso, ma solo un livello transitorio, dopo il quale si passa in un Paradiso più in alto ancora, fino a raggiungere la perfezione e che tutti, prima o poi, saliranno di piano in piano. Quando finalmente raggiunge i livelli del suo maestro, si accorge che - nonostante tutto ciò che ha imparato - il suo corpo gli è ancora d'intralcio. Così chiede al gabbiano più anziano, Ciang, di insegnargli a volare alla velocità del pensiero, a superare il "qui ed ora", cosa che soltanto Ciang sa fare. Dopo molti tentativi, Jonathan riesce nel suo impegno, ma poche settimane dopo Ciang muore e viene portato in un Paradiso superiore. Egli lascia il posto di maestro a Jonathan: non basta allenarsi al volo perfetto, il vero scopo è allenarsi a capire il segreto della bontà e dell'amore, ovvero la cosa più difficile da mettere in pratica. Rimasto senza guida, Jonathan tormentato dal desiderio di insegnare al resto dei gabbiani dello Stormo Buonappetito tutto ciò che ha appreso, confessa a Sullivan i suoi pensieri, ma questo lo convince ad aiutarlo nella sua attività di addestramento dei nuovi arrivati. Qualche tempo dopo, torna il desiderio di andare ad insegnare allo stormo Buonappetito: così saluta Sullivan e parte per ritornare al suo luogo di origine, dove trova un giovane: Fletcher Lynd, che diventa suo allievo. Molte edizioni, tra cui quella italiana nella collana BUR, sono illustrate da fotografie del fotografo d'aviazione Russel Munson. Di lui Bach ha detto:

« Russel Munson non è un fotografo; è un carpentiere mistico cosmico. Quello che crea con la sua macchina fotografica non sono fotografie, ma porte, ognuna delle quali ci invita a passare attraverso di essa diventando parte della scena vivente. »
(Richard Bach)

Dal romanzo è stato tratto il film "Il gabbiano Jonathan Livingston", del 1973, diretto da Hall Bartlett.
La colonna sonora del film è ad opera di Neil Diamond.





Quando sai che non sei qui per fare, per essere come gli altri perchè senti e vuoi di più, ecco allora che le ali di Jonathan battono il primo colpo e tu, come lui, verai deriso, cacciato ed esiliato perchè non sei come gli altri...sempre se non ritornerai tra loro facendo finta di niente...
Allora, inizierà un lungo viaggio, un viaggio senza confini...con la paura della solitudine, con la meraviglia della solitudine...e vedrai e sentirai cose che non hai mai visto e nè sentito...proprio come lui, Jonathan...per poi un giorno, ritornare...diverso ma completo...lì, da dove eri partito...


Nella società in cui viviamo spesso siamo portati ad avere paura del giudizio degli altri
Se sei alla ricerca della verità, quello che pensi e il tuo modo di agire può essere in disaccordo con il costume le consuetudini, le usanze e la mentalità generale. Potranno nascere delle critichem dei giudizi a volte delle intolleranze che potranno sfociare nell'odio. Le malelingue
tenteranno come tanti coltelli affilati di tagliare noi e la nostra vita, con cattiverie ingiustizie e calunnie. Potremo essere abbandonati anche dagli amici e da coloro che ci dovrebbero stare vicini.Ma se sappiamo nel profondo del nostro cuore di avere agito per il meglio, La solitudine in cui ci potremo trovare non sarà del tutto negativa, perchè questo metterà alla prova la nostra fede della convinzione dei nostri ideali, e la nostra coerenza e ci permetterà di essere individui veramente liberi, tuttavia per essere veramente liberi, bisognerà
trovare la forza di perdonare e di avvicinarsi alle persone che ci avevano fatto del male per permettere a loro di essere a loro volta di capire e di conseguenza di diventare a loro volta liberi

2 commenti:

  1. penso che l essere umano manchi spesso di "Consapevolezza"! penso che non esistano motivi per non essere felici !l unico ostacolo e solo il nostro IO ,,l ansia dei giudizi degl altri , la continua competizione per trovare un posto in mezzo a tutta questo stormo che tutto e tranne essere felice....chi e in pace con se stesso trovere la giusta consapevolezza in ogni cosa perche e in armonia con la vita !!bellissimo video .grazie !

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  2. Grazie a te e scusa il ritardo della risposta, da un anno e mezzo faccio del volontariato (siamo tutti volontari) in una biblioteca, e così sono poco presente se non per descrivere qualche libro che sto leggendo. Hai ragione, ne parlavo con un amica in risposta a una sua domanda sul destino, di quanto sia infame la civiltà di oggi che produce solo feroce competizione, che invece di tirare fuori il meglio da un essere umano continua a volere ficcargli violentemente dentro quello che non ci sta. La scuola in primo luogo. Ne ho avuto la prova con mio figlio che è disgrafico (scrive e disegna e ha problemi di coordinamento come un bambino di 5 anni) causa un problema neurologico la disprassia, per fortuna i tempi sono cambiati. Leggevo in un libro di Torey Hayden la storia vera di una bambina maltrattata dai genitori naturali adottata successivamente da un altra famiglia, la piccola aveva avuto una lesione celebrale causa i maltrattamenti che l'avevano resa dislessica, non riusciva a leggere e nessun metodo serviva a aiutarla, Torey Hayden ha in un paragrafo del libro fatto una riflessione di quanto a volte
    si sbaglia nel non accettare i limiti di questi bambini, e ci si impunta si cosa che non potranno mai fare, esasperandoli, specie per i ragazzi che non hanno problemi evidenti fisicamente, senza invece proseguire per vie più consone, per esempio in quel caso usare le letture audio. Solo cercando di tirare fuori il meglio da un individuo riusciremo a renderlo felice.

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