Chi non rispetta le regole possono venire uccisi a sangue freddo. Nel caso si debba scegliere di punire con la morte la malasorte tocca alla donna.
Le donne sono prima di tutto merce di scambio o di compravendita. Il matrimonio è solo un contratto che viene stipulato tra famiglie. Per secoli le donne afgane hanno dovuto accettare le ingiustizie che si commettono contro di loro. Sono le donne stesse a darne testimonianze attraverso il canto e le poesie, canti che non sono pensati per essere ascoltati da qualcuno e le cui eco risuona tra i monti e il deserto.
"Le donne afgane protestano con il suicidio o con il canto" scrive il poeta afgano Sayd Bahodine Majrouh in un libro che riporta le voci delle donne pasthun. Ha raccolto le liriche con l'aiuto della suocera.
Majrouh è stato ucciso dai fondamentalisti a Peshawar nel 1988.
Crudeli, voi che vedete un vecchio avvicinarsi al mio letto
e mi chiedete perché piango e mi strappo i capelli
Oh, mio Dio! Hai fatto scendere ancora su di me la notte oscura
e di nuovo tremo da capo a piedi
perché devo infilarmi in quel letto che odio
Ma le donne delle poesie sono anche ribelli, rischiano la vita per l'amore dove la passione è proibita e la punizione impietosa
Dammi la tua mano, mio amato, ci nasconderemo nel campo
per amarci o cadere insieme sotto i colpi del pugnale
Salto nel fiume, ma la corrente non mi trascina via con sé.
Mio marito è fortunato, vengo sempre rigettata sulla sponda del fiume.
Domani mi uccideranno per causa tua.
Non dire che non mi hai amato.
http://www.librarything.it/author/majrouhsaydbahodine
Le suicide et le chant. Poésie populaire des femmes pashtounes
Sayd Bahodine Majrouh
Sayd Bahodine Majrouh è stato uno dei maggiori poeti e intellettuali afghani contemporanei, l’erede di Rumi e Omar Khayyam. Dopo l’invasione sovietica del suo paese, scelse la via dell’esilio a Peshawar in Pakistan, dove fu assassinato l’11 febbraio 1988. Fin dagli anni dell’invasione sovietica, raccolse i canti anonimi delle donne afghane di etnia pashtun, tramandati oralmente: sono i landay termine che letteralmente significa “breve”. E’ una forma letteraria tradizionale praticata da tutti per esprime i sentimenti più diversi, dall’emozione che nasce osservando la natura, i commenti sulla vita di ogni giorno, e soprattutto sull’amore. Come un grido che scaturisce dal cuore, come un lampo, come una fiammata, il landay cattura l’attenzione con la sua brevità e il suo ritmo. Queste composizioni poetiche sono brevi ma molto intense e raccontano la storia di donne che vivono dalla nascita in un continuo stato di inferiorità, di subordinazione e di umiliazione, considerate come merce di scambio, e costrette a matrimoni combinati:
“O mio Dio! Ancora una volta mi hai mandato la buia notte
e ancora una volta tremo dalla testa ai piedi, perché devo entrare nel letto che odio”
Nella comunità pashtun la vita delle donne è particolarmente dura. L’oppressione è fisica e morale. Ai lavori domestici e alla cura dei figli, sempre numerosi, si aggiunge il lavoro nei campi e l’allevamento degli animali. Almeno due volte al giorno occorre prendere l’acqua al pozzo o alla fonte, e poi bisogna mietere, fare la farina, il pane, cucire. Gli uomini per lo più sono occupati in moschea o in piazza a discutere la politica del clan. La donna può soltanto ubbidire. Può esprimere la sua protesta in due modi: con il suicidio e con la poesia. Nei loro versi le donne pashtun raramente si lamentano del lavoro fisico. Pesa loro l’aspetto morale dell’oppressione. I temi più frequenti di questa poesia sono l’amore, l’onore e la morte, in toni sempre di denuncia. L’erotismo che pervade i landay diventa una sfida alla società che rende schiave e le umilia con il burka. I sentimenti delle donne pashtun non hanno alcuna importanza nel clan: l’amore è una colpa punita con la morte. I mariti scelti per ragioni di denaro o capre da padri e fratelli, sono spesso bambini o vecchi e sempre definiti “orribili” Non c’è neppure un landay che parli di amore coniugale o di tenerezza nei confronti dello sposo. Amore e fedeltà si riservano all’amante. Nei versi la donna pashtun affronta questi temi con sincerità, quasi spudoratezza, orgogliosa di soddisfare il desiderio dell’amato e il proprio.
“Tu eri nascosto dietro la porta io mi toccavo i seni nudi e tu mi hai intravista.
Il tuo amore è acqua è fuoco fiamme mi consumano onde mi inghiottono
Una volta una sola volta stringi il mio petto contro il tuo
e il mio cuore innamorato ti racconterà la sua storia”
L’amore non fa distinzioni fra musulmani e “infedeli”:
“Il mio amante è induista io sono musulmana
per amore spazzo i gradini del tempio proibito”
“Vieni a baciarmi senza pensare al pericolo
gli uomini veri muoiono sempre per amore di una donna.
Dammi la mano amore mio e andiamo nei campi
per amarci o morire sotto i colpi del coltello”.
Naturalmente rischia soprattutto la donna, se scoperta può soltanto suicidarsi. L’uomo può difendersi.
I landay recitati dalle donne pashtun non sono soltanto la testimonianza della loro resistenza nei confronti dell’oppressione. Sono soprattutto la denuncia dell’ennesima tragedia che si consuma nell’indifferenza del mondo.
Il volume dedicato ai landay delle donne afghane e curato da Sayd Bahodine Majrouh è stato pubblicato negli Stati Uniti da Other Press 10/03 “Songs of Love and War: Afghan Women’s Poetry” -
[Il post è lungo, io penso valga la pena leggerlo fino in fondo per un momento di riflessione. Ho messo la foto di F. Horvat di un campo di grano perchè mi piace immaginare l'amore scambiato lì autentico vero, come conforto e gioia di essere comunque vive nel desiderio e nel piacere rubato. Le due piccole foto invece le ho messe perchè, malgrado tutto, spero e auspico che il futuro ridia a queste donne la loro dignità di esseri umani letta negli occhi di questa bambina].
Ho letto questa poesia sulle donne Afghane,..mai avrei pensato a quando DOLORE esprimono…….
RispondiEliminaQuanto dolore !!!!! questi versi esprimono l'angoscia di ogni donna Afghana,ancora oggi.
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