lunedì 2 aprile 2018

Mare al mattino, di Margaret Mazzantini

Mare al mattino, di Margaret Mazzantini



Farid e Jamila fuggono da una guerra che corre piú veloce di loro. Angelina insegna a Vito che ogni patria può essere terra di tempesta, lei che è stata araba fino a undici anni.

Sono due figli, due madri, due mondi. A guardarlo dalla riva, il mare che li divide è un tappeto volante, oppure una lastra di cri- stallo che si richiude sopra le cose. Ma sul- la terra resta l’impronta di ogni passaggio, partenza o ritorno – che la scrittura, come argilla fresca, conserva e restituisce. Un romanzo di promesse e di abbandoni, forte e luminoso come una favola.

http://margaretmazzantini.com/2011/11/mare-al-mattino/

Ho finito di leggerlo cerco di ampliare la spiegazione senza rovinarvi la lettura, La storia narra di una famiglia libica una madre e un figlio, Jamila e Farid che sono costretti causa la guerra a scappare dalla Libia, parla dei sogni e delle speranze di trovare un mondo migliore e di quello che invece trovereranni, dall'altra parte del mare, invece c'è la storia di una famiglia italiana, sempre composta da una madre e un figlio, Angelina è nata in Libia, nella Libia pre-Gheddafi e racconta della vita e della fuga di Angelina e dei suoi gentori costretti a rifarsi una vita in Italia, quando torneranno in patria, non verranno accolti come italiani, e troveranno tantissime difficoltà di integrarsi, nella speranza mal risposta di un risarcimento mai avvenuto che era stato promesso agli italiani che sono stati costretti a tornare in Italia, lasciando ogni cosa, ogni avere in Libia. Ci fa capire la profonda ingiustizia che c'è nell'essere scacciati da una terra dove si è contribuito a fare crescere. Dovrebbe essere uno spunto di riflessione per tutti coloro che vorrebbero rimandare in patria anche i stranieri che hanno acquisito di diritto la cittadinanza italiana...




Dalla sabbia affiorano stracci colorati. Una camicia, un paio di blue-jeans che sembrano vuoti, come panni stecchiti stesi per terra. Piú avanti una scarpa.

Poi le teste mangiate dal caldo, affossate nella sabbia. I capelli e le mandibole. Le mani come carrube essiccate.

Sul camion tutti urlano, poi tutti tacciono. Jamila si sporge e vomita. Farid ha il velo sugli occhi, vede quel cimitero scoperto attraverso quel pallido filtro.

Sono tutti negri. Morti già da qualche mese. Prima della guerra. I vestiti sono intatti, nessun proiettile li ha trapassati.

Tutti sanno di cosa si tratta, sono i profughi del Mali, del Ghana, del Niger, abbandonati nel deserto dai carovanieri dopo gli accordi europei del rais per bloccare i flussi migratori dei disperati.

Dio nel deserto è l’acqua e l’ombra.

C’è una bottiglia di plastica vuota accanto a una mano scarnata. L’ultimo gesto prima della morte.

Dov’è Dio in quel deserto?

Da: Mare al di Margaret Mazzantini


https://it.wikipedia.org/wiki/Mare_al_mattino

l'immagine è un mio collage, non ho voluto usare immagini forti per rappresentare le persone che perdono la vita nel deserto ho preferito usare un fiore che nasce e muore tra la sabbia, e un esodo di persone delle viste dall'alto che dalla sabbia vanno verso il cielo...

Come avreste rappresentato voi questo passo del libro?


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