martedì 23 febbraio 2010

Anna Kuliscioff citata in Lessico famigliare


Anna Kuliscioff

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

« A Milano non c’è che un uomo, che viceversa è una donna, la Kuliscioff. »

(Antonio Labriola nella lettera a Friedrich Engels del 1º luglio 1893)


Anna Kuliscioff fotografata da Mario Nunes Vais nel 1908

Anna Kuliscioff, vero nome Anja Moiseevna Rosenštein, in russo: Анна Моисеевна Розенштейн[?] (Simferopol', 9 gennaio 1855[1] – Milano, 29 dicembre 1925), è stata un'anarchica, medico erivoluzionaria russa, tra i principali esponenti e fondatori del Partito Socialista Italiano

Biografia

Nata in una ricca famiglia ebrea di Simferopol' in Crimea, dopo un'infanzia felice e dedita allo studio, nel 1871 si trasferì in Svizzera per frequentare i corsi di filosofia presso l'università di Zurigo[2].

Per ordine dello zar, che iniziava a preoccuparsi per il diffondersi delle idee rivoluzionarie, fu costretta a rientrare in Russia, dove il rivoluzionario Piotr Makarevič, suo primo marito, si unì ad altri giovani russi vicini alle idee di Michail Bakunin, nella cosiddetta "andata verso il popolo", ovvero il lavoro nei villaggi a fianco dei contadini per condividerne la misera condizione. In quel periodio si convinse della necessità dell’uso della forza per liberarli dall’oppressione.

Per la sua attività venne processata dal tribunale russo e riparò in Svizzera, cambiando il suo nome per non essere rintracciata dagli emissari zaristi in Kuliscioff, che in russo significa manovale. Nel suo secondo soggiorno elvetico conobbe Andrea Costa, con il quale si trasferì poi a Parigi. Da qui vennero espulsi nel 1878 e i due si trasferirono quindi in Italia. Dopo pochi mesi, però, Anna venne processata a Firenze con l'accusa di cospirare con gli anarchici per sovvertire l'ordine costituito.

Si trasferirono così nuovamente in Svizzera, che lasciarono nel 1880 per rientrare clandestinamente in Italia, dove però ancora una volta vennero arrestati. Dopo l'ennesima breve permanenza in Svizzera, Anna rientrò in Italia e raggiunse Costa a Imola, dove diede alla luce la loro figlia Andreina. Nel 1881 la relazione tra i due terminò e Anna, portando con sé la figlia Andreina, tornò in Svizzera, dove si iscrisse alla facoltà di medicina. Quegli anni furono segnati dallo studio e dalla malattia, dato che a seguito del periodo in carcere a Firenze aveva contratto la tubercolosi.

Nel 1888 si specializzò in ginecologia, prima a Torino, poi a Padova. Con la sua tesi scoprì l'origine batterica delle febbri puerperali, aprendo la strada alla scoperta che avrebbe salvato milioni di donne dalla morte dopo il parto. Si trasferì poi a Milano, dove cominciò ad esercitare l'attività di medico, recandosi tra l'altro anche nei quartieri più poveri della città. Dai milanesi venne chiamata la "dottora dei poveri".

Nel frattempo si era legata sentimentalmente a Filippo Turati e si era trasferita a Milano, sempre portando con sé la figlia Andreina. Il salotto della loro casa milanese divenne la redazione di Critica sociale, la rivista del socialismo italiano, che Anna diresse dal 1891, e fu frequentato dai principali intellettuali dell'epoca, quali Luigi Majno, Ersilia Majno Bronzini e Ada Negri.

« ...il miglior cervello politico del socialismo italiano fu realmente quello della soave e fiera donna, innanzi alla quale non vi fu mai chi non si chinasse deferente e ammirato, Mussolini compreso. »

(Carlo Silvestri in Turati lo ha detto, Rizzoli, 1947)

Nel 1898 venne arrestata con l'accusa di reati di opinione e di sovversione. Dopo qualche mese venne scarcerata per indulto. Elaborò poi una legge a tutela del lavoro minorile e femminile che, presentata al Parlamento dal Partito Socialista, venne approvata nel 1902 come legge Carcano, n°242.

In questi anni, e più precisamente nel 1904 la figlia Andreina si sposò con Luigi Gavazzi, proveniente da un'importante dinastia di imprenditori tessili "un giovine buono - sono parole di Anna al padre di Andreina, Andrea Costa, in una lettera del 27 marzo 1904 -, simpatico, operoso, lavoratore... e innamorato come vidi pochi giovani che siano capaci di esserlo", che però fa parte - continua la Kuliscioff - "del parentorio più nero del conservatorismo milanese". Era successo che la figlia di due autentici rivoluzionari atei avesse abbracciato la fede, al punto che la stessa Kuliscioff dovette riconoscere "Mio caro Andrea, sì, hai ragione, è una gran malinconia di dover convincersi che noi non siamo i nostri figli... nostra figlia non ha né l'anima ribelle, né il nostro temperamento di combattività... Essa non fu mai socialista né miscredente" e ancora "È stato un fallimento il mio, come dici tu... Ninetta [la figlia Andreina] non è immagine nostra". Due figli di Andreina divennero poi religiosi, uno abate del Monastero benedettino di Subiaco, l'altra suora carmelitana scalza. Tuttavia - come testimonia Tommaso Gallarati Scotti in un articolo pubblicato nel 1959 sul Corriere della Sera e ora inserito nella raccolta Interpretazioni e memorie (Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1961, pp. 378-383) - Anna Kuliscioff della felicità interiore raggiunta dalla figlia Andreina ebbe modo di rallegrarsi come di cosa sua, "poiché - diceva - nell'educazione l'aveva sempre volta verso idee di giustizia e di amore della verità e dei poveri, che sono la base stessa della vita cristiana" (T. Gallarati Scotti, Interpretazioni e memorie, pp. 383).

Anna Kuliscioff ebbe parte attiva anche nella lotta per l'estensione del voto alle donne tanto che, col suo sostegno, nel 1911 nacque il Comitato Socialista per il suffragio femminile. L'anno successivo, però, una legge di Giolitti sull'istituzione del Suffragio universale maschile, che estese tra l'altro il diritto di voto anche agli analfabeti che avessero compiuto i trent'anni, continuò ad escludere le donne dal diritto di voto. Per Anna iniziò un periodo di scoramento, durante il quale anche il rapporto con Filippo Turati si incrinò.

Morì a Milano nel 1925. Durante il funerale alcuni fascisti si scagliarono contro le carrozze del corteo funebre. In suo onore a Milano è stata costituita la "Fondazione Anna Kuliscioff", che ha una biblioteca di 35.000 volumi e opuscoli donati da Giulio Polotti tutti dedicati alla storia del Socialismo, oltre a una via dedicatale (sempre a Milano) in zona Bisceglie.

http://www.fondazioneannakuliscioff.it/anna.htm

Nessun commento:

Posta un commento