martedì 23 febbraio 2010

Vittorio Foa citato in Lessico famigliare



Vittorio Foa (Torino, 18 settembre 1910 – Formia, 20 ottobre 2008) è stato un politico,giornalista e scrittore italiano, esponente del pensiero di sinistra.

È considerato uno dei padri della Repubblica.

Nacque da una famiglia piemontese (per parte di padre) di fede ebraica, nipote di unrabbino.
Nel 1926, mentre era impiegato di banca, subì l'influenza politica di Giovanni Giolitti. Nel1930 divenne ufficiale di complemento dell'esercito italiano nel reggimento di re Umberto II, di cui fu amico.
Si laureò in Giurisprudenza nel 1931 all'Università di Torino.

Nel 1933 entrò in Giustizia e Libertà, movimento politico antifascista. Il 15 maggio 1935, all'età di 25 anni, venne arrestato a Torino in seguito alla segnalazione di un confidente dell'OVRA, quindi denunciato al Tribunale Speciale Fascista, che lo condannò a 15 anni di reclusione per attività antifascista (1936). Condivise la stessa cella con Ernesto Rossi,Massimo Mila e Riccardo Bauer, e nel frattempo sposò il liberalismo di Benedetto Croce.

Dopo essere uscito dal carcere di Castelfranco Emilia (MO) nell'agosto 1943, prese parte alla Resistenza coi "fazzoletti verdi". Nel settembre dello stesso anno entrò nel Partito d'Azione (PdA), di cui divenne segretario assieme a Ugo La Malfa, Emilio Lussu, Altiero Spinelli e Oronzo Reale (1945), e per il quale fu rappresentante presso il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN). Nel 1945 si sposa con Lisa Giua, da cui avrà tre figli, tra cuiRenzo, futuro direttore de l'Unità e poi membro di Forza Italia.

All'Assemblea costituente, il 2 giugno 1946, fu eletto deputato del PdA e, dopo lo scioglimento di quest'ultimo nel 1947, alla fine dello stesso anno passò al Partito Socialista Italiano (PSI), di cui fu dirigente nazionale e, per tre legislature (1953-1968), deputato.

Il 1948 fu l'anno in cui Foa entrò nella FIOM nazionale; nell'ottobre 1949 entrò nella segreteria nazionale della CGIL di Giuseppe Di Vittorio, come vicesegretario responsabile dell'Ufficio studi, e nel 1955 fu segretario nazionale della FIOM.

Dopo una collaborazione iniziale nel 1959 con la nascente rivista Passato e presente (nata intorno ad Antonio Giolitti e diretta da Carlo Ripa di Meana), Foa divenne uno dei massimi teorici della linea politica dell'autonomia operaia, che ispirò molti anni dopo la nascita dell'omonimomovimento politico, e scrisse fra l'altro, nel 1961, l'editoriale del primo numero della rivista di Raniero Panzieri, Quaderni rossi, legata a tale area.

Nel 1964, per effetto di una scissione a sinistra del PSI, nacque il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP), di cui Foa fu dirigente nazionale. Nel 1966-1968 cominciò a collaborare con La Sinistra (giornale nato attorno a Silverio Corvisieri, Augusto Illuminati, Giulio Savelli eLucio Colletti) e nel 1969 con Il Manifesto, rivista mensile omonima del gruppo politico originatosi da una scissione a sinistra del PCI. Per qualche tempo Foa fu membro della direzione del giornale, ma nel 1970 si dimise dalla CGIL e uscì dallo PSIUP, ritirandosi per un breve periodo a vita privata.

A seguito però della sconfitta elettorale del PSIUP nel 1972 e al suo scioglimento (il 16 luglio), Foa diede vita con diversi socialisti toscani (Silvano Miniati, Guido Biondi, Mario Brunetti, Aristeo Biancolini, Pino Ferraris, Daniele Protti, Dante Rossi e i sindacalisti Elio Giovannini,Antonio Lettieri e Gastone Sclavi) al Nuovo PSIUP; quest'ultimo però nel novembre '72 contribuì, con la sinistra del Movimento Politico dei Lavoratori (MPL) alla creazione del Partito di Unità Proletaria (PdUP), di cui divenne dirigente nazionale. L'idea di Foa era quella di creare una forza politica che orientasse i gruppi rivoluzionari verso una prospettiva di "governo delle sinistre" distogliendole da una prospettiva rivoluzionaria.

Nel luglio 1974 il PdUP si unificò al gruppo de Il manifesto e nacque il PdUP per il comunismo: Foa fece parte, con Silvano Miniati, della sinistra del nuovo partito (circa il 44%). Col PdUP prese parte alla promozione della lista unica della nuova sinistra, Democrazia Proletaria (DP), avvenuta nel 1975-76: per questo cartello elettorale fu eletto nelle circoscrizioni di Torino e Napoli ma rinunciò a favore di Silverio Corvisieri (Avanguardia Operaia) e Mimmo Pinto (Lotta Continua). Fu a sostegno di Fabrizio Panzieri, (condannato a otto anni, tra le altre cose, per concorso morale nell'omicidio di Mikis Mantakas) insieme a due altri autorevoli maitre à penser della sinistra: Aldo Natoli e Antonio Landolfi, con lui componenti del Comitato per la liberazione di Panzieri che provocatoriamente si autodenunciano. Nel 1977 iniziò a scrivere per ilQuotidiano dei lavoratori, giornale di AO, mentre sua moglie Lisa intraprese la militanza in LC.

Nel 1977 il PdUP perse la corrente ex-PSIUP-MPL (assieme alle cosiddette Federazioni unitarie e all'area sindacale di Giovannini) che prese parte alla costituente partitica di DP, mentre il partito rimase in mano alla componente de Il Manifesto.

In seguito, Foa si allontanò nuovamente dalla vita politica: il suo ultimo intervento ufficiale fu alla commissione del Congresso di DP (gennaio1980). Promise di non parlare né scrivere più di politica per almeno quattro anni, e preferì dedicarsi all'insegnamento accettando la cattedra di Storia contemporanea alle Università di Modena e Reggio Emilia e di Torino.

Il 15 giugno 1987 fu eletto senatore come indipendente nelle liste del PCI, pur non essendo mai stato comunista. Ha scritto infatti Foa: «Non credo di avere mai accettato il marxismo come un canone di interpretazione globale della realtà. (...) Io non sono mai stato comunista e nessuno mi ha mai chiesto di diventarlo, forse anche per il mio impermeabile individualismo piccolo-borghese che ha resistito anche a decenni di lavoro sindacale. La mia coabitazione coi comunisti è stata tutta sul versante, che ritengo dominante, della costruzione democratica»[1].

Sostenne la trasformazione del PCI in Partito Democratico della Sinistra (PDS). Favorevole alla partecipazione italiana nella Guerra del Golfo, nel 1992 abbandonò la politica attiva per dedicarsi alla scrittura di alcuni libri, in gran parte autobiografici: nel 2003 uscì "Un dialogo", edito dallaFeltrinelli e scritto a quattro mani con Carlo Ginzburg.

In una intervista del 2006 dichiarò:
« Sarebbe ora di finirla con questa damnatio memoriae per cui la storia del Novecento ruota intorno ai comunisti, agli ex comunisti e ai comunisti o filocomunisti pentiti. C'è una grande storia che è stata rimossa: quella degli antitotalitari democratici e liberali – anticomunisti e antifascisti – che non hanno avuto bisogno di rivelazioni tardive, di omissioni generalizzate e di compiacenti assoluzioni »

(Vittorio Foa, Intervista al Il Messaggero del 13 agosto 2006)


Morì a Formia il 20 ottobre 2008.

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